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Bonus Ristrutturazione 2023: requisiti, lavori ammessi e modalità di accesso

Tra agevolazioni fiscali più importanti in Italia bisogna senza dubbio annoverare il bonus ristrutturazione 2023. Tale incentivo consente di accedere a uno sconto pari al 50% della spesa sostenuta per i lavori di ristrutturazione della propria casa per un massimo di 96.000 euro. Dal punto di vista normativo, per chi vuole approfondire immediatamente l’argomento, è importante saper che a regolare questo incentivo è l’articolo 16-bis del TUIR.

In questo articolo esploreremo diversi aspetti relativi all’argomento: i soggetti idonei a richiedere l’agevolazione, le ultime novità riguardanti la detrazione e le modalità disponibili per cedere il credito o accedere allo sconto in fattura.

Bonus ristrutturazione 2023: le spese detraibili

Il bonus è riservato ai contribuenti italiani che pagano le spese per l’esecuzione degli interventi. Non è necessario essere i proprietari dell’immobile oggetto di ristrutturazione, se si possiedono tutti i requisiti per il bonus.

Come sempre, è fondamentale capire quali lavori rientrano nell’agevolazione. Nello specifico, se si parla di Bonus Ristrutturazione 2023 bisogna considerare che lo sconto del 50% può essere ottenuto su:

  • interventi di manutenzione ordinaria e straordinaria;
  • restauri e risanamenti;
  • lavori edili di ristrutturazione realizzati su sezioni comuni di unità singole, stabili residenziali o condomini (riferimenti normativi nell’articolo 3 del Dpr 380/2001).

Esiste la possibilità di ottenere l’agevolazione anche per chi esegue interventi in economia, ossia i lavori realizzati in proprio. In quest’ultimo caso (non essendoci spese sostenute per i lavori eseguiti in autonomia) si può detrarre il 50% sulla spesa per l’acquisto dei materiali utili per l’esecuzione dei lavori.

Ecco alcuni esempi di lavoro di manutenzione ordinaria che possono essere agevolati con il 50% di sconto in detrazione.

  • sostituzione degli infissi esterni;
  • interventi di modifica sulle scale o installazione di ascensori;
  • ristrutturazione del bagno;
  • lavori per il risparmio energetico;
  • recinzioni di aree private.

Bonus ristrutturazione 2023: come fare richiesta

Chi vuole ottenere l’agevolazione deve ottenere il visto di conformità e realizzare un’attestazione di conformità dei prezzi. A effettuare la comunicazione all’Agenzia delle Entrate dovrà essere il tecnico che ha rilasciato il visto di conformità. Questa figura, infatti, si occupa di verificare tutti i documenti che riguardano i requisiti del contribuente per l’ottenimento dell’agevolazione. La data di scadenza è il 16 marzo dell’anno che segue quello in cui sono state effettuate le spese.

La richiesta del bonus ristrutturazione 2023 si può effettuare in diversi modi:

  • in detrazione durante la fase di presentazione della dichiarazione dei redditi. Lo sconto può essere diviso in dieci quote annuali, che avranno lo stesso importo. L’Agenzia delle Entrate semplifica la procedura fornendo ai contribuenti degli appositi modelli;
  • tramite esecuzione di sconto in fattura. Questo tipo di modalità è prevista soltanto per chi ha eseguito lavori prima del 17/02/2023, così come evidenziato nel Decreto blocca cessioni che, successivamente, è diventato legge;
  • tramite credito d’imposta, che può essere ceduto seguendo il regolamento previsto e soltanto ai soggetti che hanno ottenuto le dovute autorizzazioni. Anche in questo caso, questa modalità è riservata a chi ha effettuano interventi prima del 17/02/2023.

Per i lavori di risparmio energetico previsti nel bonus ristrutturazione 2023 è obbligatoria amche la comunicazione ENEA.

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Il Direttore dei Lavori: chi è, cosa fa e perché è importante

Il Direttore dei Lavori (DL abbreviato) in edilizia è la figura professionale che ha il compito di assistere e sorvegliare i lavori di costruzione o ristrutturazione di un edificio, garantendo la regolare esecuzione secondo quanto previsto dal progetto e dalle norme, impartendo le opportune istruzioni quando necessario.

Questa importante figura è solitamente individuata e nominata dal committente (pubblico o privato), ma può essere anche scelta dall’impresario nel caso il cliente non abbia un tecnico di fiducia (e ci sia naturalmente un rapporto fiduciario da committente e impresa). Il Direttore dei Lavori infatti deve tutelare gli interessi del committente (sia dal punto di vista tecnico che da quello economico) facendo rispettare le normative e gli accordi stabiliti durante la fase di progettazione.

Il Direttore dei Lavori in definitiva è il garante della bontà dei lavori eseguiti, per questo il ruolo deve essere ricoperto da un tecnico abilitato: può essere un geometra, un architetto o un ingegnere regolarmente iscritto al proprio albo professionale.

Quali sono i compiti del Direttore dei Lavori?

Il Direttore dei Lavori, prima dell’avvio del cantiere, deve essere in possesso del computo metrico, del crono-programma e del contratto firmato tra committente e impresa. A cantiere avviato, effettuerà visite periodiche al cantiere per verificare che lo stato di avanzamento lavori segua il crono-programma e che i lavori siano eseguiti a regola d’arte e lavorando a stretto contatto con il capo cantiere, gli operai e gli impiantisti che si alterneranno sul posto.

  • Invia la comunicazione al comune di inizio lavori.
  • Si occupa della direzione dei lavori nel rispetto del progetto esecutivo.
  • Redige e verifica lo Stato Avanzamento Lavori (SAL).
  • Supervisiona l’avanzamento dei lavori verificando la corretta esecuzione e approva eventuali correzioni in corso d’opera.
  • Redige i certificati di corretta posa in opera.

Il Direttore dei Lavori non ha invece responsabilità sulla sicurezza nel cantiere (di competenza del Coordinatore della Sicurezza: se provvisto dei requisiti di legge, le due figure possono anche convergere sullo stesso professionista abilitato).

In questa utile infografica realizzata da BibLus-net un riepilogo schematico dei compiti del Direttore dei Lavori.

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Superbonus 90%: tutte le novità del 2023

Come molti già sapranno, nel 2023 è partita la fase di transizione del cosiddetto Superbonus, con l’incentivo che passa dal 110% al 90%. Inoltre, il nuovo Governo, con il Decreto del 17 febbraio 2023, ha previsto lo stop dello sconto in fattura e della cessione del credito per i nuovi interventi: oggi l’agevolazione fiscale inerente al Superbonus – per i lavori iniziati dopo l’approvazione del decreto – è fruibile solamente con la detrazione in fase di dichiarazione dei redditi.

Superbonus 90%: a chi è rivolto

Il nuovo Superbonus può essere sfruttato da:

  • persone fisiche, al di fuori degli esercizi di attività imprenditoriali, professioni e arti, proprietarie di immobili interessati dai lavori. Rientrano tra i beneficiari della misura anche i proprietari di edifici composti da 2 a 4 unità immobiliari;
  • condomini;
  • IACP (Istituti Autonomi Case Popolari);
  • società sportive dilettantistiche e associazioni, ma soltanto per gli interventi rivolti agli immobili o parti di essi destinati a spogliatoi;
  • associazioni di promozione sociale e di volontariato.

Superbonus 90%: i lavori ammissibili

Come in passato, l’agevolazione si applica agli interventi edili trainanti e a quelli trainati finalizzati all’efficientamento energetico, la riduzione dei rischi sismici o il consolidamento statico degli edifici.

I principali interventi agevolabili col Superbonus 90% sono:

  • lavori per sostituire gli impianti di climatizzazione invernale sulle unità immobiliari o sulle parte comuni dei condomini;
  • lavori rivolti all’isolamento termico sugli involucri;
  • lavori antisismici.

Gli interventi trainati o aggiuntivi, ossia i lavori svolti insieme a quelli principali, sono:

  • lavori di efficientamento energetico;
  • lavori per installare gli impianti fotovoltaici;
  • lavori per installare i sistemi di accumulo;
  • lavori per eliminare le barriere architettoniche.

Superbonus 90%: come richiederlo

La domanda va inoltrata entro 90 giorni dal termine degli interventi tramite il portale dell’Agenzia ENEA (Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile) compilando tutta la documentazione telematica richiesta.

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Ristrutturare il bagno grazie agli incentivi fiscali: tutto quello che c’è da sapere

Se si ha in mente di ristrutturare il bagno della propria casa, anche nel 2023 è possibile beneficiare di alcuni interessanti incentivi fiscali. In questo articolo cercheremo di illustrare quali sono le detrazioni fiscali disponibili, come richiederle e quali sono i requisiti per poterne usufruire.

Per prima cosa, bisogna specificare che l’agevolazione è concessa solamente sulle spese sostenute per rinnovare l’impianto idrico sanitario (rinnovamento, rifacimento e messa a norma). Sono dunque ammessi solamente i cosiddetti lavori di manutenzione straordinaria, mentre sono esclusi i lavori ordinari (semplici riparazioni, sostituzioni di sanitari, rubinetteria o di opere trascurabili).

Chi deve effettuare piccole sostituzioni di sanitari può però ricorrere al bonus idrico.

Le detrazioni fiscali per la ristrutturazione del bagno

Il bonus per la ristrutturazione del bagno è una classica detrazione fiscale sull’IRPEF pari al 50% sulle spese totali che il contribuente sostiene per effettuare i lavori di ristrutturazione, con un massimale di 96.000 euro (IVA inclusa) per manodopera e materiali, su abitazioni, strutture unifamiliari e condomini con l’obbligo che queste siano solo ed esclusivamente a uso civile.

Per usufruire dell’agevolazione statale il cittadino può optare per la compensazione IRPEF come sconto sulle imposte in fase di dichiarazione dei redditi. In alternativa è possibile chiedere lo sconto in fattura (e la relativa cessione del credito) all’impresa che effettuerà i lavori, qualora la ditta sia naturalmente disponibile a questo tipo di accordo.

Come richiedere le detrazioni fiscali

Possono beneficiare dell’agevolazione i proprietari o possessori dell’immobile e allo stesso modo le persone che hanno un titolo di godimento come l’usufrutto o la nuda proprietà. Possono godere dell’agevolazione al 50% per il bonus ristrutturazione bagno 2023 anche i familiari conviventi nel caso in cui il proprietario sia interessato a sfruttare delle agevolazioni ma per motivi anagrafici o di tempo non sia in grado di gestire concretamente della possibilità offertagli.

Per richiedere le detrazioni fiscali per la ristrutturazione del bagno, è necessario conservare tutte le fatture che attestano le spese sostenute per la ristrutturazione. Inoltre, è importante che le spese siano state effettivamente sostenute: i pagamenti devono essere effettuati mediante bonifico parlante, contenente tutte le indicazioni anche dell’azienda che ha svolto i lavori.

Una volta ottenute tutte le fatture e le ricevute, è possibile richiedere la detrazione fiscale tramite la dichiarazione dei redditi. Nello specifico, la detrazione fiscale può essere richiesta nella sezione “Spese per la casa” della dichiarazione dei redditi.

Conclusioni

La ristrutturazione del bagno è un’opportunità per migliorare il comfort, la fruibilità e l’estetica della casa, ma può comportare un importante impegno economico per una famiglia. Con le detrazioni fiscali si possono ridurre i costi della ristrutturazione e avere una zona benessere nuova e moderna praticamente a metà prezzo.

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Il poster con le detrazioni fiscali: tutte le novità 2023

Pubblicata la nuova edizione del poster riepilogativo delle detrazioni fiscali per le abitazioni, condomini ed edifici non residenziali. Il documento raccoglie tutte le detrazioni fiscali in vigore, inclusi i recenti incentivi SuperEcobonus e SuperSismaBonus.

Il poster riepilogativo fornisce informazioni dettagliate su ogni misura di incentivazione, tra cui la percentuale di detrazione applicabile, il limite di spesa, la tipologia di bonus, chi può usufruirne, l’elenco degli interventi ammissibili e la possibilità di cedere il credito o chiedere lo sconto in fattura.

SCARICA IL POSTER BONUS 2023 (PDF)

Il prospetto è stato elaborato da Simone Tirinato e Annachiara Castagna di Logical Soft, opinion leader della Campagna Nazionale per la promozione e informazione sui temi dell’efficienza energetica “Italia in Classe A”, e validato da esperti dell’Agenzia Nazionale per l’Efficienza Energetica (ENEA – DUEE), quali Domenico Prisinzano, Amalia Martelli, Elena Allegrini ed Enrico Genova.
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Superbonus, la Regione Sardegna pronta ad acquistare i crediti fiscali

La Sardegna, prima regione d’Italia a entrare nella partita Superbonus per sbloccare i crediti di imposta incagliati nelle maglie della burocrazia, diventa un esempio da seguire a livello nazionale. Le modalità di attuazione e le condizioni dell’acquisto dei crediti edilizi di bonus, superbonus 110% ed ecobonus saranno messe a punto con una delibera di Giunta dopo che la Regione, attraverso la Finanziaria, ha messo a disposizione la propria capienza fiscale per acquistare i crediti, stimata potenzialmente in 40-50 milioni di euro al mese.

La misura rappresenta il secondo intervento della Regione, che già, grazie al Sardinia Fintech attivato dal Centro Regionale di Programmazione e dalla Sfirs, aveva liberato liquidità (sotto forma di anticipazioni finanziarie da rimborsare con i crediti fiscali) per sostenere famiglie e imprese in una misura, il superbonus, che ha prodotto in Sardegna un totale di investimenti ammessi a detrazione pari a oltre 1 miliardo e 983 milioni di euro suddivisi in investimenti su edifici condominiali, edifici unifamiliari e unità immobiliari indipendenti (Enea, rapporto di dicembre). Oltre 250 milioni di euro, divisi su tre tranche di finanziamento, sono infatti attualmente in istruttoria per la liquidazione delle domande presentate sulla linea B-Credito di Filiera Superbonus 110% del Fondo Sardinian Fintech, gestito da Sfirs, a fronte di 380 milioni di credito fiscale previsti.

Dopo l’anticipazione dei crediti fiscali operata attraverso la finanziaria regionale, arriva ora il programma di acquisto della Regione che mette a disposizione degli operatori privati del mercato la propria capacità fiscale per l’acquisizione dei crediti che poi compenserà nei propri F24.

“La Sardegna è la Regione che durante l’emergenza ha investito maggiori risorse proprie per la ripresa, e con ogni strumento a disposizione, finanziario e normativo, si è posta come obiettivo quello di sostenere il rilancio e la competitività delle aziende. Le novità introdotte con la Finanziaria vanno in questa direzione e testimoniano la volontà di continuare a sostenere e rafforzare la crescita del sistema economico sardo”, ha detto il Presidente della Regione, Christian Solinas. “La Regione è al fianco delle imprese di ogni comparto e pronta a recepirne le istanze dando anima e corpo a provvedimenti che possano alleggerire il peso della crisi e delle difficoltà legate al momento storico che stiamo vivendo – ha aggiunto l’Assessore della Programmazione e del Bilancio, Giuseppe Fasolino – Con la norma inserita in Finanziaria rafforziamo le ricadute di carattere ambientale, sociale ed economiche relative alle diverse misure legate ai bonus edilizi, in particolare al Superbonus”.

La Regione riconoscendo la valenza strategica delle agevolazioni fiscali nell’ultima finanziaria ha quindi posto le basi per attivare un programma di acquisto di crediti da portare direttamente a compensazione dalla stessa Regione. Così facendo punta a favorire la circolazione dei crediti di imposta alleggerendo il portafoglio di crediti degli ultimi concessionari in modo che possano riprendere un programma di acquisti della stessa tipologia a favore delle famiglie e delle imprese e a liberare la potenziale liquidità del sistema delle imprese edilizie e della filiera associata attualmente bloccata in crediti che non trovano collocazione  in modo da favorirne la ripresa delle attività.

Sempre con la Finanziaria, accanto alle operazioni di acquisizione dei crediti, la Regione ha promosso anche un programma di garanzie pubbliche a favore delle imprese e dei privati: sarà infatti attivato  un programma di garanzia e controgaranzie per favorire  la negoziazione dei crediti tra soggetti privati nei limiti consentiti dalle norme e dalle circolari dell’Agenzia delle Entrate.

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Bonus ristrutturazioni casa ed Ecobonus, è online il portale Enea 2023

Dal 1° febbraio 2023 è online il portale aggiornato dell’ENEA attraverso il quale è possibile trasmettere i dati degli interventi di efficienza energetica e utilizzo delle fonti rinnovabili di energia con fine lavori nel 2022 e 2023, con riferimento alle detrazioni fiscali del Bonus Casa (Interventi che comportano risparmio energetico e/o utilizzo delle fonti energetiche rinnovabili, art. 16-bis DPR 917/86) e dell’Ecobonus (Interventi di miglioramento dell’efficienza energetica, Legge 296/2006).

Sul portale è possibile trasmettere i dati degli interventi con data di fine lavori nel 2022 e nel 2023. Per gli interventi con data di fine lavori compresa tra 1° e 31 gennaio 2023, il termine di 90 giorni per la trasmissione dei dati all’ENEA decorre dalla data di messa online del sito (dunque dal 1° febbraio 2023).

L’ENEA ha specificato che attraverso il sito possono essere inviati:

– nella sezione Bonus Casa, i dati degli interventi di risparmio energetico e utilizzo di fonti rinnovabili che usufruiscono delle detrazioni fiscali per le ristrutturazioni edilizie.

– nella sezione Ecobonus, i dati degli interventi di riqualificazioni energetica del patrimonio edilizio esistente (incentivi del 50%, 65%, 70%, 75%, 80%, 85%) e i dati degli interventi di bonus facciate limitatamente alle spese sostenute fino al 31/12/2022 quando comportano la riduzione della trasmittanza termica dell’involucro opaco (detrazione del 90% per le spese sostenute fino al 31/12/2021, del 60% per le spese sostenute dal 01/01/2022 al 31/12/2022);

È possibile accedere al servizio online mediante autenticazione tramite SPID o CIE (Carta d’Identità Elettronica).

ENEA ha anche stilato una lista degli interventi ammessi e pubblicato un vademecum con tutte le informazioni sui lavori che rendono accessibili Bonus Casa ed Ecobonus. Per andare incontro agli utenti è stato anche Virgilio, l’assistente virtuale all’Ecobonus, a cui si possono porre quesiti riguardanti gli incentivi statali.

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Vetrate scorrevoli: libera installazione oppure occorrono permessi?

Chiudere un’area esterna di un’edificio con delle vetrate permette di vivere più comodamente gli spazi esterni anche in inverno, soprattutto nelle settimane più fredde, in cui il gelo costringe le persone a tenere le imposte chiuse per evitare eccessive dispersioni di calore. Chiudendo un balcone con delle vetrate scorrevoli, invece, si incrementa la superficie “vivibile” della casa.

Vivibilità e abitabilità però sono concetti differenti in edilizia, per cui bisogna fare degli opportuni distinguo prima di procedere con l’installazione di una vetrata scorrevole. Infatti, la distanza tra i due concetti è uguale a quella che separa la necessità di richiedere un permesso di costruzione rispetto a un ben più semplice intervento in libera edilizia. 

I parametri di riferimento che determinano l’esigibilità del permesso di costruire – nel caso di una vetrata – sono la stabilità costruttiva, il peso e la grandezza della struttura da installare, la modifica degli spazi su cui verranno installate le vetrate, oltre alle norme locali (vincoli paesaggistici o altri vincoli comunali o regionali).

Per questi motivi è quindi suggeribile rivolgersi sempre a tecnici abilitati che possano verificare la presenza dei requisiti minimi necessari al fine di ottenere i giusti permessi ed evitare sanzioni.

Vetrate panoramiche amovibili: definizione e requisiti

La legge 142/2022 di conversione del Decreto Legge 115/2022 cd. “Aiuti bis”, in vigore dal 22 settembre 2022, ha introdotto l’art. 33-quater, che include, fra gli interventi eseguibili in libera edilizia, anche la realizzazione e l’installazione di vetrate panoramiche, le cosiddette VEPA.

Le vetrate panoramiche amovibili, come suggerisce il nome stesso, sono delle particolari vetrate scorrevoli realizzate con vetro temperato che possono essere installate per chiudere il balcone di casa senza necessità di autorizzazioni. Queste vetrate non hanno alcun montante verticale (in modo da garantire totale trasparenza).

Per poter essere definite vetrate panoramiche amovibili occorre quindi il rispetto di tutta una serie di requisiti vincolanti:

  • devono essere amovibili e totalmente trasparenti;
  • devono assolvere funzioni temporanee di protezione dagli agenti atmosferici, di miglioramento delle prestazioni acustiche ed energetiche, di riduzione delle dispersioni termiche, di parziale impermeabilizzazione;
  • devono riguardare solo balconi aggettanti dal corpo dell’edificio o logge rientranti all’interno dell’edificio.

Le vetrate panoramiche amovibili, inoltre, per essere installabili in regime di edilizia libera devono rispettare anche altre precise condizioni:

  • non devono dare vita a spazi stabilmente chiusi (con conseguente variazione di volumi e di superfici);
  • non devono comportare la modifica della destinazione d’uso di balcone o loggia;
  • devono favorire una naturale micro-aerazione che consenta la circolazione di un costante flusso di arieggiamento, a garanzia della salubrità dei vani interni domestici;
  • le caratteristiche tecnico-costruttive e i profili estetici non devono modificare l’architettura generale del condominio.

L’installazione delle vetrate panoramiche amovibili resta comunque soggetta al rispetto di ulteriori prescrizioni normative tra cui:

  • le prescrizioni degli strumenti urbanistici comunali;
  • le normative in tema di vincoli paesaggistici e culturali;
  • disposizioni nel regolamento condominiale.

Che differenza c’è tra vetrata amovibile e veranda?

La veranda è una struttura in vetro che consente la realizzazione di un ambiente chiuso da annettere all’abitazione. La veranda comporta dunque la trasformazione completa di un’area accessoria aperta, il balcone, in uno spazio chiuso abitabile. Per questo motivo, aumentando il volume complessivo dell’immobile, nel caso della veranda – a differenza delle vetrate amovibili – risulta obbligatoria la richiesta di permesso di costruzione.

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SAL: cos’è, a cosa serve e da chi deve essere redatto?

Quando si affronta la costruzione o la ristrutturazione di un edificio, nelle interlocuzioni con l’impresa si fa spesso riferimento al cosiddetto SAL. Oggi vedremo insieme di cosa si tratta, a cosa serve e chi deve redigere questo importante documento.

Il SAL (acronimo di Stato Avanzamento Lavori) è il verbale che descrive le fasi e le varie lavorazioni del cantiere, elencando le attività completate e quelle che ancora devono essere iniziate. Non va confuso con il computo metrico estimativo, ossia il documento redatto dal progettista prima dell’avvio dei lavori per stimare il costo di esecuzione dei lavori di realizzazione di un’opera edile.

Il SAL, come dicevamo, serve per tenere traccia dei progressi del progetto elencando (ed evidenziando quelle concluse o quelle da concludere) le varie attività da completare al fine di completare la costruzione. Tenere sotto controllo il SAL permette di individuare immediatamente problemi o ritardi che possono influire sulla tempistica del progetto, e permette di verificare se il progetto sta procedendo all’interno dei tempi (e del budget) stabiliti.

Si tratta dunque di uno strumento utile di coordinamento per tutte le parti interessate al progetto, per garantire che le attività siano svolte in modo ordinato e sequenziale, che garantisce inoltre sia al committente che alla ditta esecutrice trasparenza e garanzia sul rispetto degli accordi contrattuali.

Chi deve redigere il SAL?

Il documento contenente lo Stato di Avanzamento Lavori viene solitamente redatto dal Direttore dei lavori, ossia il soggetto incaricato di coordinare l’esecuzione dei lavori che ha l’onere di assicurarsi che tutte le attività siano svolte secondo i tempi, i costi e le specifiche definite in fase di progettazione.

Cosa prevede la Legge? SAL e DM 49/2018

Il dm 49/2018 all’art. 14 comma 1 lettera d) menziona lo stato di avanzamento lavori (SAL); in particolare prevede che:

“tale documento, ricavato dal registro di contabilità, è rilasciato nei termini e modalità indicati nella documentazione di gara e nel contratto di appalto, ai fini del pagamento di una rata di acconto; a tal fine il documento deve precisare il corrispettivo maturato, gli acconti già corrisposti e, di conseguenza, l’ammontare dell’acconto da corrispondere, sulla base della differenza tra le prime due voci. Il direttore dei lavori trasmette immediatamente lo stato di avanzamento al RUP, che emette il certificato di pagamento; il RUP, previa verifica della regolarità contributiva dell’esecutore, invia il certificato di pagamento alla stazione appaltante per l’emissione del mandato di pagamento; ogni certificato di pagamento emesso dal RUP è annotato nel registro di contabilità”.

Questo documento è fondamentale dunque per gli appalti pubblici ma anche per la richiesta dei bonus edilizi, come il Superbonus. L’agevolazione può essere infatti subordinata, come nel caso dei lavori in ambito condominiale, al raggiungimento di specifiche percentuali dell’intervento complessivo.

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Bonus barriere architettoniche: fino a 50.000 euro di incentivi

La Legge di Bilancio ha prorogato al 31 dicembre 2025 la detrazione Irpef e Ires del 75% sugli interventi necessari per il superamento e l’eliminazione delle barriere architettoniche degli edifici esistenti. Questa agevolazione è particolarmente interessante perché riguarda tutte le categorie di immobili, sia per i privati che per le imprese.

Lo scopo di questo bonus statale è quello di aiutare le persone con limitata capacità motoria incentivando l’abbattimento di tutti gli impedimenti fisici (come gradini, scale, porte strette, etc) che ostacolano l’utilizzo dello spazio, sia all’interno delle abitazioni private che sui luoghi di lavoro. In questo articolo cercheremo di approfondire il tema del Bonus barriere architettoniche 2023.

C0s’è il Bonus barriere architettoniche 2023

Il bonus barriere architettoniche in sostanza è una detrazione del 75% sulle spese sostenute per interventi finalizzati, come anticipato, al superamento e all’eliminazione di ostacoli fisici in edifici già esistenti che impediscono la libertà di movimento alle persone affette da disabilità motoria, ma anche per l’installazione di ascensori o montascale. L’incentivo è attivo per lavori effettuati da privati cittadini, enti pubblici e privati, imprese, esercenti arti e professioni.

Sono previsti però dei massimi di spesa a seconda del tipo di edifici interessati dall’intervento, fino a un tetto di 50.000 euro per le spese sostenute entro il 31 dicembre 2025.

Cosa sono le “barriere architettoniche”?

Innanzitutto bisogna chiarire cosa si intende per “barriera architettonica”. Con questa definizione si intendono tutti gli ostacoli fisici che limitano o impediscono la mobilità delle persone, in particolare di coloro che hanno una capacità motoria ridotta o impedita in forma permanente o temporanea. Anche la mancanza di segnalazioni o accorgimenti per facilitare orientamento e movimento a persone ipovedenti o sorde rientrano nella categoria. Inoltre, anche un posizionamento ragionato di interruttori, pulsantiere, citofoni e apparecchiature elettroniche può rientrare nella definizione di “abbattimento” delle barriere architettoniche.

Chi può richiedere il Bonus barriere architettoniche 2023

L’agevolazione può essere richiesta da chiunque (privati e imprese) possa dimostrare di aver effettuato spese volte ad eliminare le barriere architettoniche da un edificio. L’Agenzia delle Entrate ha specificato i seguenti soggetti beneficiari:

  • persone fisiche, compresi gli esercenti arti e professioni;
  • enti pubblici e privati che non svolgono attività commerciale;
  • le società semplici;
  • le associazioni tra professionisti e i soggetti che conseguono reddito d’impresa (persone fisiche, enti, società di persone, società di capitali).

Le spese ammissibili sono gli interventi edilizi finalizzati a eliminare le barriere architettoniche (rampe, ascensori, piattaforme elevatrici, adeguamento dei bagni, impianti elettrici e citofoni posizionati ad altezza corretta, etc), gli interventi di automazione degli impianti degli edifici e delle singole unità immobiliari funzionali ad abbattere le barriere architettoniche, ma anche le spese relative allo smaltimento e alla bonifica dei materiali in caso di sostituzione di impianti preesistenti. Attenzione, però: il bonus è valido per gli edifici già esistenti e non sono agevolabili le opere, anche se effettuate allo stesso scopo, riguardanti immobili di nuova costruzione.

Come richiedere il Bonus barriere architettoniche 2023

Come per le altre agevolazioni fiscali legate all’edilizia, anche per questo bonus si possono portare in detrazione, nella dichiarazione dei redditi, al 75% per cinque anni  le spese documentate sostenute dal 1° gennaio 2022 al 31 dicembre 2025. In alternativa c’è la possibilità – ove ammissibile – di richiedere lo sconto in fattura o la cessione del credito.

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