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Bonus Facciate: tutte le novità aggiornate a novembre 2022

La legge di bilancio, con l’attivazione del PNRR (Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza), ha portato in dote diversi bonus dedicati a cittadini e imprese, volti in grande parte alla transizione ecologica degli immobili per portare un risparmio in bolletta e limare i consumi di energia, migliorando le classi energetiche degli edifici.

Tra le varie agevolazioni annoveriamo anche  il Bonus Facciate, introdotto nel 2020 e rinnovato per tutto il 2022, senza proroghe previste per il futuro, almeno al momento.

Bonus Facciate 2022: la normativa

Il Bonus Facciate a è rivolto a chi deve affrontare interventi di ristrutturazione per la riqualificazione della facciata esterna di edifici già esistenti (attenzione, il bonus non si applica alle case in costruzione) in zona A (tutti gli edifici situati nei centri storici, che rivestono un ruolo di interesse storico, artistico o culturale) o zona B (edifici costruiti in parti già urbanizzate, con zone totalmente o parzialmente edificate, dove la densità territoriale è superiore a 1,5 mc/mq). L’immobile deve avere la facciata visibile su strada pubblica.

La formula di rimborso più richiesta per il Bonus Facciate consiste in una detrazione d’imposta ripartita in 10 quote annuali fino a coprire il 90% della spesa sostenuta, per i lavori iniziati negli anni 2020 e 2021, del 60% per i lavori sostenuti nel 2022 (in base all’ultimo aggiornamento).

Per fare un esempio pratico, se eseguiamo dei lavori sulla facciata di casa, spendendo 10.000 € nel 2022, avendo scelto l’opzione di detrarre dalla dichiarazione dei redditi, possiamo richiedere la detrazione del 60%, ovvero 6.000€. Questa cifra verrà scalata dall’IRPEF in dieci rate da 600 € all’anno, per 10 anni.

In alternativa, se non si vuole (o non si può) accedere alle detrazioni in fase di dichiarazione, è possibile usufruire dello sconto in fattura oppure della cessione del credito, qualora si trovino imprese ed enti disposti ad anticipare le spese a carico del contribuente.

Bonus facciate 2022: quali lavori rientrano nel bonus

I lavori che rientrano nel Bonus Facciate sono:

  • pulitura o tinteggiatura esterna sulle strutture opache della facciata;
  • sostituzione o aggiunta di tende da sole o tende avvolgibili;
  • lavori sulle mura della facciata che influiscono dal punto di vista termico o che interessino più del 10% dell’intonaco della superficie dell’edificio.

Bonus facciate 2022: documentazione richiesta

I documenti che vanno sempre presentati quando si svolge un lavoro sono la CILA (Comunicazione Inizio Lavori Asseverata) e la SCIA (Segnalazione Certificata di Inizio Attività), ma per la richiesta del Bonus Facciate è necessaria una serie di documenti aggiuntiva.

Se l’immobile è una villa unifamiliare o un palazzo a sé stante, sul portale andranno caricati i seguenti documenti:

  • Visura catastale del proprietario dell’immobile;
  • domanda di accatastamento;
  • ricevute di pagamento dei tributi;
  • stralcio del PRG (strumento alternativo alla non approvazione del Piano Regolatore), soluzione volta a snellire la burocrazia e velocizzare l’accesso ai bonus;
  • documentazione idonea a verificare la visibilità su strada pubblica dell’immobile;
  • dichiarazione sostitutiva dell’atto di notorietà;
  • atto di acquisto o contratto di locazione o sua cessione;
  • certificato catastale;
  • autocertificazione dello stato di famiglia;
  • consenso all’esecuzione dei lavori, quando il proprietario è l’esecutore dei lavori o quando lo sono locatari e familiari, come abbiamo visto nei paragrafi precedenti.

Se l’immobile è un palazzo presente in un condominio, con parti da ristrutturare in comune, saranno necessari anche i seguenti documenti:

  • delibera dell’assemblea condominiale per gli interventi;
  • delibera di approvazione degli interventi;
  • delibera sulla modalità di ripartizione delle spese;
  • autocertificazione sulla natura dei lavori che verranno eseguiti.

Bonus Facciate: scadenza e rinnovo del bonus

La scadenza per il Bonus Facciate è fissata al 31 Dicembre 2022 con aliquota ridotta al 60%. Dopo tale data scadrà e non è certa la proroga al 2023, poiché il nuovo governo non ha ancora messo mano ai vari bonus casa.

Sulla Gazzetta Ufficiale è possibile consultare il testo ufficiale della Legge di bilancio, che descrive tutti i bonus previsti per il 2022.

 

Preparare la casa all’inverno con 5 interventi di ristrutturazione

Nonostante le temperature ancora miti di questo autunno anomalo, si avvicina l’inverno e – complice anche il caro bollette – è necessario preparare la casa all’abbassamento delle temperature e alle piogge più frequenti con alcuni semplici interventi che possono migliorare l’isolamento termico dell’abitazione e portare a un notevole risparmio energetico.

Sono diverse le soluzioni possibili e variano molto a seconda della tipologia della struttura, della latitudine e delle particolari esigenze dei proprietari: in questo articolo cercheremo di suggeritivi cinque interventi da tenere in considerazione se si vuole ristrutturare casa in vista dell’inverno.

1. Sostituire gli infissi vecchi

Uno dei problemi più comuni che comportano un isolamento termico scadente è sicuramente la qualità dei serramenti. Quelli più vecchi possono lasciar passare spifferi, con un abbassamento delle temperature all’interno della casa. Gli infissi più moderni sono realizzati in modo da assicurare un buon isolamento termico durante tutto l’anno, in particolare quelli in PVC e quelli in alluminio con profilo a taglio termico. Molto importante anche la tipologia del vetro e la qualità: ormai la lastra singola è stata abbandonata in favore di due o tre lastre di vetro. Il vetro doppio è costituito da un vetro esterno semplice o stratificato, da un’intercapedine chiamata camera (e perciò detto anche “vetrocamera”) e da un vetro esterno. Il doppio vetro altro non è quindi che un vetro su cui vengono installate due lastre accoppiate e distanziate. Il vetro triplo ha le stesse caratteristiche di quello doppio ma oltre ad avere un vetro ed una camera in più ha subito un’ulteriore trattamento di bassa emissività.

2. Impermeabilizzazione di terrazzi e balconi

L’autunno e l’inverno portano in dote anche le piogge: per questo motivo aumenta la possibilità di infiltrazioni, un pericolo per qualsiasi abitazione perché portano alla creazione di umidità e muffe (contaminando la salubrità dell’aria), e se trascurato può diventare un problema più grave che può danneggiare l’intonaco e col tempo anche la struttura dell’edificio. L’impermeabilizzazione dei terrazzi e dei balconi è sicuramente una priorità. Esistono anche soluzioni poco invasive come speciali vernici impermeabilizzanti da applicare direttamente sopra la pavimentazione.

3. Rifare l’isolamento del tetto

Un altro elemento da controllare prima di addentrarsi nell’inverno è la copertura della casa, essendo questa una superficie particolarmente esposta agli agenti atmosferici. Se non sono stati eseguiti interventi da diverso tempo è bene fare un controllo per accertarsi che non sia necessario eseguire qualche riparazione. Se è un tetto non isolato in questa occasione si potrebbe investire nella trasformazione in un tetto coibentato o in un tetto ventilato, entrambi in grado di migliorare notevolmente le prestazioni di efficienza energetica dell’edificio.

4. Fare il cappotto termico

Come dice il nome stesso, il cappotto termico è un’opera edile in grado di isolare l’edificio dall’ambiente esterno, garantendo un’ottimizzazione e un efficientamento energetico che si traducono, infine, in un notevole risparmio nella bolletta elettrica e del gas. Il cappotto termico esterno è composto da lastre, affiancate e posate come “piastrelle” sulle pareti esterne di un edificio. Ogni lastra è composta da più strati di materiali isolanti, che possono essere biologici o sintetici. I materiali biologici più utilizzati per creare il cappotto termico sono la fibra di legno, la fibra di vetro, il sughero e la lana di roccia.  Tra i materiali sintetici annoveriamo il poliuretano estruso, il poliuretano espanso e il PVC.  I materiali sintetici hanno solitamente un costo minore ma anche una resa minore rispetto a quelli naturali: oltre all’isolamento termico, infatti, bisogna valutarne anche il più rapido degrado nel tempo e l’isolamento acustico inferiore rispetto alle fibre naturali.

5. Installare una stufa a pellet o una pompa di calore

Dopo aver isolato al meglio la casa dagli agenti esterni è necessario riscaldarla. Sul mercato ci sono diverse soluzioni: al netto delle oscillazioni dei mercati degli ultimi mesi, che comportano un rialzo del costo di tutti i combustibili e dell’energia elettrica, le due soluzioni migliori restano le stufe a pellet o le pompe di calore.

Le stufe a pellet hanno molti pregi che le rendono un’ottima scelta – anche di design, con modelli più moderni – per il riscaldamento domestico. Sono ecologiche (il pellet è naturale al 100%, rilasciano pochi residui dalla combustione e producono poco fumo. Un motivo per installare una stufa a pellet è la sua capacità di rendere la casa ancora più accogliente grazie alla magia della fiamma (laddove non viene più utilizzato il camino a legna, è un’ottima alternativa romantica).

I climatizzatori con pompa di calore oltre a raffrescare durante l’estate sono efficaci per riscaldare la casa durante l’inverno, optando per modelli dai consumi ridotti. Si possono usare in combinazione con altri sistemi di riscaldamento oppure, in zone dal clima particolarmente mite durante l’inverno, possono essere sufficienti ad alzare di qualche grado la temperatura di una stanza. Installare un condizionatore con pompa di calore è quindi una soluzione da considerare prima dell’arrivo dell’inverno per sostituire altri sistemi più ingombranti ed energivori.

Automazione domestica: creare una smart home sfruttando gli incentivi

La domotica, ossia la scienza che applica l’informatica e l’elettronica alla gestione dell’abitazione, consente l’automazione della sfera domestica, con innumerevoli vantaggi per gli esseri umani e per l’ambiente.

Di domotica e di building automation si sente parlare ogni giorno di più: grazie a sistemi come Amazon Alexa o Google Home, tutti sanno cosa sia uno “smart speaker” e praticamente chiunque sa a grandi linee come funzioni un impianto di riscaldamento intelligente. Eppure la strada verso la completa automazione domestica è solo agli inizi. Quando si avranno case 100% smart? Qual è il futuro del settore?

L’automazione domestica

Attualmente l’automazione domestica collega i dispositivi a un hub centrale di controllo integrato. L’interfaccia utente per la gestione del sistema e dei dispositivi connessi consiste in terminali a parete, tablet, applicazioni per smartphone o software accessibili e governabili anche da remoto tramite internet. Tale sistema consente perciò di monitorare e controllare impianti, apparecchi e dispositivi domestici, ad esempio illuminazione, climatizzazione, elettrodomestici, intrattenimento e sicurezza, creando un ecosistema intelligente e automatizzato. Ancora di più quando sono presenti sensori che raccolgono dati su quanto succede in casa.

Negli ultimi anni, anche grazie all’abbassamento dei costi dei dispositivi elettronici, la diffusione della domotica è aumentata esponenzialmente. Una forte spinta, negli ultimi mesi, è data anche dalla necessità di abbattere i costi delle bollette grazie a sistemi intelligenti di controllo dei consumi: si pensi a sistemi di riscaldamento smart che entrano in funzione solo a determinate condizioni di temperatura, oppure attivabili da remoto  (ad esempio, quando si esce da lavoro, soprattutto se si hanno orari variabili, si può ottimizzare il consumo attivando i termosifoni solo quando effettivamente se ne ha bisogno).

Inoltre, sfruttando algoritmi di machine learning e interagendo con l’ambiente e le persone tramite sensori che catturano grandi quantità di dati (orari, temperature, umidità, presenza di persone in casa, etc), un sistema domotico potrebbe presto essere in grado anche di amministrare in autonomia qualunque tecnologia di casa senza richiedere l’intervento umano.

Esempio di dispositivi smart

Ecco un elenco dei principali impianti, dispositivi e apparecchi che potrebbero essere integrati in un sistema di automazione domestica:

  • elettrodomestici, integrati con contatore intelligente per ottimizzare il loro impiego di energia e in grado di assolvere al meglio le loro funzioni senza intervento umano
  • impianti di climatizzazione e condizionamento
  • termostati intelligenti
  • illuminazione (lampade e interruttori)
  • impianti di sicurezza per videosorveglianza e gestione accessi
  • rilevatori di perdite, di fumo o di guasti
  • controllo della qualità dell’aria
  • robot domestici
  • domotica per anziani e persone con disabilità
  • domotica per il monitoraggio e la cura di bambini e animali domestici
  • dispositivi di controllo vocale come Amazon Alexa o Google Home

Superbonus 110% e domotica

Il Bonus Domotica presente all’interno del Superbonus 110% consente di accedere a una serie di agevolazioni per l’acquisto di prodotti e accessori in grado di automatizzare la casa dal punto di vista della building automation sostenendo delle spese per la ristrutturazione edilizia. Queste spese devono essere sostenute a partire dal 1° Gennaio 2022 e, tramite apposita e documentata serie di certificazioni, portare ad un risparmio energetico importante.

Questi requisiti, oltre che per i sistemi di Smart Home con il Superbonus 110% sono richiesti anche per l’installazione di cappotto termico, pompe di calore, elementi fotovoltaici e altri interventi per l’efficientamento energetico che sono previsti come trainanti.

Tra le spese detraibili rientra la fornitura e la posa in opera di apparecchi elettronici funzionali all’efficientamento energetico, le opere murarie ed elettriche per farli funzionare (predisposizione impianto elettrico o collegamento alla rete), la messa in funzione, oltre alle spese relative al costo del pagamento dei professionisti che producono la documentazione tecnica necessaria (asseverazioni e certificazioni).

 Ecobonus 65% e domotica

L’Ecobonus 65% è accessibile solo per l’installazione di crono termostati che possono essere regolati tramite connessioni a Internet, anche a distanza.  A differenza del Superbonus 110%, però, non sono richiesti particolari interventi di ristrutturazione edilizia per accedere all’agevolazione. In entrambi i casi, le spese per l’installazione di dispositivi per realizzare una smart home devono essere sostenute per mezzo di bonifico parlante e possono essere portate in compensazione nella dichiarazione dei redditi oppure cedute all’impresa per ottenere un immediato sconto in fattura.

Superbonus 110%, cosa accadrà col nuovo Governo? Ipotesi, modifiche e possibili proroghe

Al centro dei discorsi attorno alla formazione del nuovo Governo Italiano c’è senza dubbio il Superbonus 110%.  Una misura importantissima per il comparto edile, che sta giungendo a scadenza per gli edifici unifamiliari e le unità indipendenti.

Se il nuovo esecutivo non modificherà la normativa vigente il Superbonus 110% avrà vita fino al 31 dicembre 2023, dopodiché si passerà alle detrazioni previste precedentemente (70% per il 2024 e 65% per il 2025). Fanno eccezione le aree che nel corso degli ultimi anni sono state interessate da calamità naturali, per le quali l’incentivo sarà valido al 110% fino al 2025.

Anche se diversi esponenti della nuova maggioranza in Parlamento assicurano che gli attuali beneficiari del maxi-incentivo saranno tutelati, per non pregiudicare le migliaia di pratiche già in atto, sembrerebbe che il nuovo Governo procederà con la modifica delle disposizioni contenute nel Decreto Rilancio, riformulando tutta la disciplina che ruota attorno ai cosiddetti “bonus casa” attualmente in vigore.

Superbonus 110%, cosa cambierà?

Ancora non è possibile stabilire con certezza quali modifiche verranno apportate alla normativa, ma al momento pare certo che il maxi-incentivo subirà delle pesanti modifiche probabilmente già a partire dalla prossima Legge di Bilancio 2023. L’Associazione Nazionale dei Costruttori Edili ha annunciato che verranno presentate all’esecutivo proposte per mantenere intatto il Superbonus 110%, tramite il PNNR, per raggiungere gli obiettivi legati al risparmio energetico e alla messa in sicurezza antisismica. In questo modo si potrebbe salvaguardare un bonus edilizio già al centro di numerose modifiche negli ultimi anni che hanno comportato un notevole dispendio di risorse per le imprese, tra iter burocratici e pratiche bloccate. L’obiettivo minimo è una proroga fino a giugno 2024 per i condomini e giugno 2023 per le unità unifamiliari e indipendenti.

I primi spifferi dalla nuova maggioranza, però, lasciano presagire stravolgimenti alla normativa attuale: non si parla solo di Superbonus 110% ma di una riforma di tutti i bonus edilizi. Tra le indiscrezioni da Roma, una delle più accreditate sarebbe la sostituzione del Superbonus 110% con una nuova detrazione al 60 o al 70%. Un’aliquota decisamente inferiore che, al contrario del maxi-incentivo, verrebbe resa strutturale e definitiva.

Inoltre, tra le ipotesi, si starebbe anche valutando di diversificare gli incentivi sulla base del reddito del richiedente, concedendo una detrazione più bassa per i redditi maggiori e distinguendo tra prime e seconde case (queste ultime, usufruirebbero di bonus inferiori).

In definitiva, a oggi non si sa con certezza quale sia il destino del Superbonus 110%, tuttavia verranno tutelate le pratiche in corso. Le imprese, per ora, restano in attesa delle nuove disposizioni.